La concessione di un prestito ai lavoratori dipendenti dietro cessione del quinto dello stipendio o della pensione è un’invenzione italiana. Risale al 1914 e inizialmente era riservata ai soli lavoratori ferroviari.
Nel 1950 il parlamento estese questa possibilità a tutti i lavoratori del settore pubblico. E una decina di anni fa anche i dipendenti del settore privato sono stati ammessi a godere di questa forma agevolata di finanziamento.
Cessione del quinto. Clienti, banche e finanziarie
Pur prevedendo una procedura più macchinosa rispetto alla concessione di un credito al consumo, il prestito su cessione del quinto sta vedendo oggi un rinnovato interesse non solo da parte delle persone, ma anche delle banche, che possono recuperare terreno nel mercato dei finanziamenti privati con un prodotto particolarmente attraente e per loro sicuro.
Le società finanziarie hanno avuto negli ultimi decenni buon gioco nel proporre le più fantasiose formule di finanziamento, di cui le carte revolving rappresentano una vetta di speculazione nei confronti dei ceti meno abbienti. Un tasso di interesse del 24% per una carta revolving non è considerato usurario; di fatto milioni di persone sono e resteranno per anni indebitate a fronte di acquisti di modesta entità.
Anche il credito personale proposto con abbondanza di sorrisi nei centri commerciali è di fatto molto gravoso, prevedendo un tasso massimo di più del 16%. Le società finanziarie si sono spesso contrapposte alle banche con politiche di controllo piuttosto lasche sulla solvibilità dei clienti, il che ha da un lato contribuito al loro successo e dall’altro ha ulteriormente fatto crescere i tassi di interesse: più alto il rischio, maggiore il tasso.
Prestiti con cessione del quinto. La politica di banche e finanziarie
Le banche inseguono da sempre il marketing promozionale delle finanziarie, senza tuttavia riuscire a eguagliarne il livello di diffusione. E questo per la peculiare e obbligatoria impostazione del mercato bancario, che soprattutto dopo gli accordi di Basilea II (2004) deve obbligatoriamente mantenere una forte cautela nei confronti della concessione di crediti.
La legge che nel 2005 ha esteso anche ai dipendenti privati la possibilità di ottenere un prestito dando come garanzia la cessione del quinto del proprio stipendio, e il TFR in caso di licenziamento, ha riaperto però i giochi. Le banche sono improvvisamente diventate punto di riferimento privilegiato: i tassi di interesse offerti sono mediamente inferiori rispetto a quelli delle finanziarie e il rischio creditizio è quasi inesistente.
Inoltre contratti di cessione del quinto spesso vincolano per lunghi periodi un cliente a una banca, limitando il pericolo di abbandono nel caso di mutate condizioni peggiorative dei rapporti di conto corrente. Dal canto loro le finanziarie non sono rimaste a guardare, entrando anche loro nel gioco e cercando di sfruttare la stessa maggiore elasticità che nei decenni passati le aveva portate a stravincere nel settore.
In rete è pressoché impossibile trovare indicazioni trasparenti pur se generiche sui tassi di interesse applicati ai prestiti su cessione del quinto. Eppure trattandosi di un prestito a bassissimo rischio per chi lo concede, non dovrebbe essere così difficile fornire un’indicazione di massima. Il fatto è che per concedere un prestito su quinto e per determinarne il costo (il TAEG), banche e finanziarie compiono comunque indagini sulla solidità economica sia del richiedente sia soprattutto della società per cui questi lavora.
Aziende che risultino in difficoltà o che per un qualsiasi motivo non siano gradite alle centrali di rischio saranno motivo di elevato tasso di interesse, se non addirittura di rifiuto della concessione del prestito. È una situazione paradossale, nella quale il lavoratore dipende dalla reputazione vera o presunta del suo datore di lavoro.
Le banche non forniscono spiegazioni sul come arrivino a determinare un certo elevato tasso di interesse, che dunque rientra ancora una volta in un ambito di arbitrarietà. I tassi variano tipicamente dal 6% all’11% – un valore quest’ultimo più basso di quello di crediti al consumo e carte revolving, ma pur sempre troppo elevato.
Cessione del quinto a chi rivolgersi
Se si intende chiedere un finanziamento su cessione del quinto è bene mettere in programma una lunga e faticosa ricerca. Siti specializzati mettono a confronto le diverse offerte, ma chiedono di fornire dati personali e numero di telefono, e sono se possibile da evitare.
Conviene innanzi tutto chiedere un preventivo alla propria banca che, anche se non lo pubblicizza, quasi certamente offre questo tipo di prestito; non guasta fare qualche telefonata ad altri istituti di credito che lo pubblicizzano esplicitamente.
Un problema può essere dato dal fatto che quand’anche si trovasse una banca più economica della propria, quasi sempre viene chiesta l’apertura di un conto corrente collegato, i cui costi possono da soli cancellare le migliori condizioni del prestito. A quel punto può rientrare in gioco una società finanziaria.
Come sempre è da esigere il TAEG, cioè il costo complessivo del prestito, possibilmente corredato dalle singole voci che concorrono a formarlo (per esempio commissioni di incasso, spese invio estratto conto, ecc.). In generale, l’impressione è che comunque chi presta soldi finirà con il guadagnare più di prima: a fronte di rischi creditizi ridotti quasi a zero, i tassi sembrano comunque essere quelli applicati in casi di rischio medio-alto.