Il prestito con delega, noto anche come doppio quinto, rappresenta una ulteriore opzione per chi si trova in difficoltà e vorrebbe poter disporre di liquidità aggiuntiva con la quale costituire un fondo da usare in caso di emergenza o far fronte a spese impreviste.
In un momento di crisi generalizzata, può essere una valida alternativa da prendere in considerazione, a patto di avere un posto di lavoro e, quindi, una busta paga su cui impostare il piano di rientro con l’ente erogante. Andiamo quindi a vedere nel dettaglio di cosa si tratti e se convenga realmente.
Cos’è il prestito con delega o doppio quinto?
Il prestito con delega o doppio quinto è una forma di finanziamento che presuppone l’esistenza di un rapporto lavorativo. Si tratta infatti di una convenzione che viene stipulata tra l’ente che concede il finanziamento e il datore di lavoro del richiedente.
Viene detto doppio quinto proprio perché esso può andare ad aggiungersi alla cessione del quinto precedentemente concordata con lo stesso o altro istituto. Può quindi aggiungere un ulteriore 20% della busta paga alla transazione complessiva. In pratica la nuova rata può arrivare ad incidere per un altro quinto dello stipendio, ma non di più.
Cessione doppio quinto: cosa tenere presente
Va però sottolineato come il datore di lavoro non sia assolutamente tenuto a dare il suo benestare all’operazione, anche se all’atto pratico la limitazione vale solo per i privati. I dipendenti pubblici, infatti, godono delle apposite convenzioni stipulate tra l’ente per cui lavorano e gli istituti bancari.
Il doppio quinto può peraltro essere accordato anche in presenza di finanziamento pregresso che il lavoratore sta ancora pagando, a patto che il totale delle trattenute in busta paga non vada ad oltrepassare la soglia del 50% dello stipendio.
Chi può accedere al prestito con delega e a quali condizioni
Solitamente tutti coloro che vantano un contratto di lavoro a tempo indeterminato possono accedere al prestito con delega. Mentre però per i dipendenti pubblici non ci sono particolari problemi, per quelli privati occorre una buona anzianità di servizio e la dimostrazione di aver accantonato un buon Trattamento di Fine Rapporto (TFR), presso la propria azienda oppure in un fondo integrativo.
Si tratta con tutta evidenza di una precauzione aggiuntiva che tiene conto della volatilità dei mercati e la possibilità che l’azienda privata vada incontro al fallimento. Tale eventualità non sussiste nel caso dei dipendenti pubblici.
Estinzione anticipata e recesso: è possibile?
Il prestito con delega può essere estinto in anticipo, in ogni momento, con il vantaggio di poter recuperare gli interessi che non sono scattati.
Inoltre esso è soggetto al diritto di recesso, il quale può essere esercitato dal lavoratore entro 15 giorni dalla firma del contratto. Ove il richiedente abbia deciso in tal senso, non c’è bisogno di alcuna autorizzazione da parte dell’istituto di credito o dell’ente erogante.
La decisione presa deve però essere oggetto di comunicazione alla controparte e, nel caso in cui il finanziamento sia già stato attivato, vengono concessi al beneficiario 30 giorni entro i quali il capitale, o gli interessi maturati nel frattempo, devono essere restituiti.
Va anche ricordato come sia obbligatorio pagare l‘imposta sostitutiva che l’ente erogante aveva versato all’Inps e al datore di lavoro.