I prestiti dietro cessione del quinto dello stipendio o della pensione stanno vivendo una seconda giovinezza. Nell’attuale situazione di crisi economica sono un’interessante risposta a una momentanea carenza di liquidità.
Gli anni Cinquanta
Prima della diffusione del credito al consumo era rara la necessità ed erano poche le possibilità di fare un acquisto rateale o di ottenere un prestito. Fino a non molti anni fa il risparmio copriva gran parte delle spese fuori programma.
Nell’immediato dopoguerra, chi avesse voluto acquistare un mezzo di trasporto o rinnovare l’arredamento senza disporre dell’intera somma necessaria poteva solo ricorrere alle cambiali e sporadicamente a finanziamenti sotto banco concessi dagli stessi negozianti.
Nel 1950, il governo introdusse una comoda possibilità per i dipendenti pubblici: ottenere un prestito anche cospicuo garantito da una parte dello stipendio. E non solo, il dipendente statale non avrebbe neanche dovuto occuparsi dei pagamenti, perché avrebbe provveduto per lui il datore di lavoro trattenendo direttamente la somma dalla busta paga.
Fu una rivoluzione. La persona non correva più rischi (per esempio di pignoramento) ed era lo Stato stesso a occuparsi del suo prestito. Certo, i suoi superiori avrebbero saputo del suo stato di necessità, ma in fin dei conti dopo la guerra quasi tutti erano in una situazione precaria.
Il credito al consumo
A partire dagli anni Ottanta del Novecento, le offerte ammalianti delle finanziarie e delle banche hanno fatto entrare in crisi il prestito dietro cessione del quinto tra parte dei dipendenti pubblici. La procedura per tale prestito richiede del tempo e anche se non si deve specificare il motivo della richiesta, una nuova percezione della privacy ha sempre più frenato molti individui dall’informare i propri superiori circa le proprie necessità economiche.
Le finanziarie che allettano i clienti nei centri commerciali fanno però pagar cara la gratificazione immediata del portarsi a casa un nuovo televisore. I tassi di interesse sono folli, parecchie le spese occulte; le offerte di prodotti paralleli ‘gratuiti’ come le carte revolving hanno esiti spesso devastanti. A fronte di acquisti magari d’impulso sono milioni le persone che si sono ritrovate ad affogare nei debiti, e molte sono finite negli elenchi dei cattivi pagatori, senza più possibilità di accedere a un prestito magari necessario per un’emergenza.
La cessione del quinto. Il ritorno
Nel 2005, come freno al crescente e notevole indebitamento della popolazione, la possibilità di ottenere un prestito garantito dalla cessione del quinto dello stipendio (o della pensione) è stata estesa anche ai dipendenti delle aziende private con almeno sedici lavoratori. In questo caso però la società finanziaria si riserva il diritto di concedere o meno il prestito sulla base di proprie valutazioni dell’azienda.
Da più di un decennio, anche sostenuto dall’estensione al settore privato, il prestito per cessione del quinto sta riscuotendo un rinnovato successo per due fattori.
- Il primo è psicologico e sociale: la situazione economica del Paese ricorda quella del dopoguerra e sono passati i tempi in cui si negava a tutti i costi di trovarsi in difficoltà economiche. E a differenza degli anni Cinquanta e Sessanta, buona parte della popolazione non è più in grado di risparmiare abbastanza da far fronte a spese impreviste.
- Il secondo ha a che fare con una storia personale di rate non pagate e di conseguente inclusione nelle liste nere delle centrali di rischio. A quel punto, l’unica possibilità di ottenere un finanziamento è attraverso la fideiussione di un parente o un amico (che difficilmente accetteranno) o la cessione del quinto dello stipendio. In tal caso la possibilità che il debito non sia rimborsato è quasi nulla, anche in caso di licenziamento: sarà allora il TFR a garantire il pagamento del debito residuo.
Cessione del quinto. Caratteristiche
La durata massima del prestito è di dieci anni, e comunque non può essere superiore al tempo mancante al pensionamento. Alcune categorie di dipendenti pubblici hanno la facoltà di trasferire un finanziamento sulla pensione. Il tasso di interesse, sia TAN sia TAEG (cioè comprensivo delle spese accessorie) è di solito più basso di quello corrente del credito al consumo. L’importo massimo erogabile dipende da diversi fattori, tra cui il reddito mensile e l’anzianità lavorativa, e quindi l’entità del TFR accumulato.
È possibile che il datore di lavoro del settore privato non sia disponibile a partecipare alla richiesta di credito, in quanto questa comporta dei controlli da parte delle banche che potrebbero scoprire debolezze finanziarie dell’azienda con conseguenti revisioni dei fidi o dei contratti di leasing. In questo caso far valere un proprio diritto può mettere in difficoltà la propria fonte di reddito, sta alla decisione del singolo se insistere o meno.